L’amore è una realtà meravigliosa,

è l’unica forza che può veramente trasformare il cosmo, il mondo!

(Benedetto XVI)



lunedì 10 novembre 2014

2.2 Amore liquido

L’espressione “amore liquido”, divenuta presto famosa, è del grande sociologo polacco Bauman[1]. Nei suoi ultimi lavori egli descrive la postmodernità usando le metafore di modernità liquida e solida, categorie che traducono la perdita di certezze e punti di riferimento stabili dell’uomo odierno (da cui l’essere liquido) rispetto all’uomo del passato che viveva in una sostanziale solidità di rapporti e punti di riferimento.
La nozione di Bauman di «società liquida» fu citata anche da Benedetto XVI. È una società dove non ci sono più relazioni solide, stabili, ma tutto è effimero e tutto si cambia. La maggioranza cambia lavoro, casa, città più e più volte nella vita, e perfino nel calcio i giocatori «bandiera» che passano tutta la carriera nella stessa squadra sono una specie in via di estinzione. Le statistiche ci dicono che in Occidente più della metà delle persone cambia anche marito o moglie, non perché resta vedovo ma perché divorzia. Quanto ai molti che non si sposano - la maggioranza in diversi Paesi - cambiano compagno e compagna ancora più spesso. Anche l'amore è diventato «liquido», sostiene Bauman: «perché dovrei continuare a tenermi lo stesso partner quando ho già cambiato tre telefonini?». «Ciò che prima era considerata eresia del libertinismo, piuttosto che disturbo sessuale o perversione, ora diventa la norma culturale con l'autosufficienza dell'erotismo, ovvero con la libertà di cercare il piacere sessuale fine a se stesso»[2].
Nei suoi libri Bauman sostiene che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori. L'amore liquido è proprio questo: un amore diviso tra il desiderio di emozioni e la paura del legame, tra il desiderio di cambiare e il bisogno di un amore autentico[3].
Mentre fino a poco tempo fa le relazioni a lungo termine erano considerate “istinti naturali”, oggi vengono percepite come oppressive: «L’impegno verso un’altra persona [...] in particolare un impegno incondizionato e di certo un tipo di impegno “finché morte non ci separi”, nella buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, assomiglia sempre più a una trappola da scansare a ogni costo»[4].
Il mercato ha fiutato nel nostro bisogno disperato di amore l'opportunità di enormi profitti. E ci alletta con la promessa di poter avere tutto senza fatica: soddisfazione senza lavoro, guadagno senza sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. L'amore richiede tempo ed energia. Ma oggi ascoltare chi amiamo, dedicare il nostro tempo ad aiutare l'altro nei momenti difficili, andare incontro ai suoi bisogni e desideri più che ai nostri, è diventato superfluo: comprare regali in un negozio è più che sufficiente a ricompensare la nostra mancanza di compassione, amicizia e attenzione. Ma possiamo comprare tutto, non l'amore. Non troveremo l'amore in un negozio. L'amore è una fabbrica che lavora senza sosta, ventiquattro ore al giorno e sette giorni alla settimana…
Quando ciò che ci circonda diventa incerto, l'illusione di avere tante "seconde scelte", che ci ricompensino dalla sofferenza della precarietà, è invitante… "L'amore esclusivo" non è quasi mai esente da dolori e problemi  -  ma la gioia è nello sforzo comune per superarli[5].
Ma l’amore non è liquido: lo ammette lo stesso Bauman in una intervista rilasciata al giornalista Pierangelo Giovanetti, apparsa su Avvenire del 2 febbraio 2006, con il titolo “L’amore non è liquido”:
(…) quando pensa all’amore vero, con la A maiuscola, volge lo sguardo a lei, Janina, la moglie che da sessant’anni gli è al fianco. «Io e Janina – racconta Zygmunt Bauman - sappiamo che stare insieme significa anche sacrificio e accettazione dell’altro, pure quando è faticoso. Ma per noi lo stare insieme, il volerci bene e l’essere uniti "finché morte non ci separi" è una prospettiva molto più bella, che l’essere separati e vivere la libertà dello stare da soli. Per questo credo che il Papa abbia centrato l’obiettivo, decidendo di richiamare la società di oggi, che per definizione evita legami duraturi ed esclusivi, alla totalità dell’amore[6]. È sicuramente un richiamo controcorrente. Ma è tanto più necessario in un’epoca di dittatura del consumismo, dove la "sindrome del consumo" penetra ogni fessura della nostra esistenza, fagocitando in essa anche ciò che c’è di più grande: l’amore». (…)



[1] Z. Bauman, Amore liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi, Laterza, 2006 (or. 2003).
[2] M. Introvigne, L’amore? Si è liquefatto, in La nuova bussola quotidiana, 16.7.2013: http://www.lanuovabq.it/mobile/articoli-lamore-si--liquefatto-6891.htm
[3]Secondo Bauman, ormai ci si limiterebbe a vivere nell’immediato, senza progetti a lungo termine, incapaci di costruire qualcosa di duraturo. Da un lato, continuiamo tutti a desiderare relazioni stabili e durature per paura della solitudine. Da un altro, abbiamo paura di restare invischiati all’interno di legami soffocanti che fuggiamo non appena abbiamo la sensazione che una storia si stia consolidando”. (M. Marzano, op.cit., p.106)… “Nell’ “usa e getta” che denuncia Bauman c’è sicuramente l’incapacità di costruire relazioni durature e di sacrificarsi per l’altro, passando da un’avventura alla successiva non appena una persona ci delude. Ma c’è anche e soprattutto la paura di abbandonarsi all’altro. Perché ci può tradire e lasciare soli. Può utilizzare le nostre fragilità e farci soffrire. Può prometterci tante cose e poi non darci niente” (idem, p.116).
[4] Z. Bauman, Amore liquido, cit., p.125
[6] Il riferimento è all’enciclica più volte citata di Benedetto XVI, Deus Caritas est.

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